Cardinale massone Giovanni Lajolo ed Emanuela Orlandi forum
Cronaca di attualità 2024
Caso Emanuela Orlandi: Giovanni Lajolo, ex governatore delle finanze vaticane e attuale presidente della LUMSA, continua a non parlare
La LUMSA si oppone alla commissione parlamentare d'inchiesta sulla scomparsa della cittadina vaticana Emanuela Orlandi, provando senza successo a nascondere i nomi di chi ricopriva incarichi apicali in Vaticano all'epoca del rapimento. Tra costoro non ci si può dimenticare del massone Giovanni Lajolo nato a Novara il 3/1/1935 e attuale presidente della LUMSA, ovvero l'anziano cardinale ordinato presbitero dal losco individuo Ugo Poletti e iniziato alla massoneria nel 1970 (fonte: scarica l'articolo del giornalista Mino Pecorelli). Giovanni Lajolo, oggi, si dedica a tempo pieno alla propria setta massonica, perseguitando chi non ne fa parte.
Perché etichettiamo Poletti come "losco individuo"? Semplice: è passato alla storia per avere autorizzato, tramite "speciale dispensa", la vergognosa sepoltura nella cripta della basilica di Sant'Apollinare in Roma del sanguinario boss della banda della Magliana — nonché uno dei presunti sequestratori di Emanuela Orlandi — Enrico De Pedis detto Renatino. Poletti, presidente della CEI e cardinale vicario di Roma, scrisse una lunga lettera in cui elogiava De Pedis, definendolo "un grande benefattore dei poveri e dei sacerdoti". In pratica è come affermare che Osama Bin Laden è stato un grande pacifista. Di conseguenza, il Vaticano si è adoperato per traslare la salma di De Pedis dalla tomba di famiglia sita nel cimitero monumentale del Verano — non proprio una tomba per morti di fame — al fine di sistemarla in un luogo di culto di proprietà della Santa Sede, in mezzo alle reliquie di alcuni santi di qualche secolo fa.
La traslazione di una salma dal Verano al Vaticano non è stata riservata neppure a santi molto importanti della storia bimillenaria della Chiesa cattolica romana. Perfino i papi non possono essere sepolti lì: anche per loro serve una "speciale dispensa", concessa però solo al boia della Magliana, a dimostrazione della sinergia tra Vaticano e mafia. Nel frattempo, la salma di De Pedis è stata nuovamente spostata, ma solo dopo le rivelazioni del figlio di un ex guardaspalle del boss alla trasmissione Chi l'ha visto, attraverso un messaggio audio in segreteria telefonica (ascolta) da cui si è scatenato un sacrosanto polverone mediatico. Pertanto, racconta fesserie chi parla di "collaborazione del Vaticano": infatti, se lo scagnozzo non avesse telefonato a Chi l'ha visto, De Pedis non sarebbe mai stato tolto dalla cripta riservata ai santi! La sorella di De Pedis, tra l'altro, rivuole indietro i soldi — un miliardo delle vecchie lire — pagati dal fratello per ricevere questo "servizio extra lusso".
Qualcuno ha pure iniziato a sospettare la presenza del corpo di Emanuela Orlandi assieme a quello di De Pedis, anche se entrambi sarebbero ormai ridotti a ossa. Purtroppo, non ci risulta sia stato eseguito il test del DNA sulle tante ossa ritrovate nella bara di De Pedis (ma non sue), frettolosamente ritenute tutte "napoleoniche", per escludere la presenza di frammenti di ossa di Emanuela Orlandi.
Lajolo, già attivo in Vaticano ai tempi del rapimento Orlandi, in vita sua non ha mai collaborato con la giustizia per fare chiarezza sul rapimento di Emanuela o sui conti della Banda della Magliana accesi presso la Banca del Vaticano. Ricordiamo, infatti, tra i tanti incarichi ricoperti da Giovanni Lajolo sotto il papato di Giovanni Paolo II, quelli di Amministratore del patrimonio della Santa Sede (1988), Governatore delle finanze vaticane (2006) e diplomatico del Vaticano per due volte. Ciononostante, Lajolo si è sempre mantenuto nell'ombra, e non si è fatto intervistare neppure nel recente documentario di Netflix su Emanuela Orlandi, intitolato Vatican girl. In pratica, nell'arco dei decenni non ha mai proferito mezza parola, al contrario del predetto guardaspalle del boss, che almeno ha parlato: lo ha fatto dopo trent'anni, ma non è mai troppo tardi. Oggi, invece, Giovanni Lajolo viene presentato come presidente della LUMSA, sebbene non lo si veda mai in giro da quelle parti, fatta eccezione per una sola volta all'anno, come per l'inaugurazione oppure una messa a Natale. Ci auguriamo non sia un prestanome, specialmente quando si tratta di denunciare la gente comune: in realtà, dietro l'ormai novantenne Lajolo, potrebbero nascondersi altri burattinai, molto abili nel celare i propri nomi usando Lajolo come paravento.
Secondo il giornalista Mino Pecorelli, poi assassinato con un colpo di pistola in bocca perché "parlava troppo", Giovanni Lajolo entrò in massoneria tramite rituale di iniziazione avvenuto il 27/7/1970 con numero di matricola 2/1397 (scarica l'articolo di Pecorelli). Nello stesso anno, Pecorelli riferisce anche l'iniziazione alla massoneria di don Pietro Vergari (matricola 3241/6) meglio noto come Piero, rettore della basilica di Sant'Apollinare al momento della sepoltura del boss De Pedis. Fu proprio Vergari a richiedere formalmente a Ugo Poletti la speciale autorizzazione per seppellire De Pedis tra le reliquie dei santi. Secondo la sorella di De Pedis, il miliardo di lire sarebbe stato pagato a Poletti tramite Vergari.
Se n'è occupato anche Andrea Purgatori nel reportage intitolato Uccidete Pecorelli! Mino mandò a Papa Luciani l'elenco dei prelati infedeli, e la notte il Papa morì a partire dal minuto 15:00. Purgatori, sulla base dell'inchiesta già condotta da Pecorelli, inquadra la loggia di Giovanni Lajolo all'interno di una branca deviata della massoneria avente funzioni di collegamento tra la P2 del maestro venerabile Licio Gelli e lo stato della Città del Vaticano. Pecorelli, dopo essersi infiltrato nella P2, era entrato in possesso della lista dei membri della loggia deviata e l'aveva pubblicata sul suo giornale OP (Osservatore Politico).
Nel video, Purgatori segnala una coincidenza molto curiosa, e ovviamente molto allarmante: dopo la diffusione della "lista Pecorelli", non solo è morto Pecorelli stesso, ma è morto perfino il papa! E a distanza di decenni, la morte di Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani, non è mai stata chiarita. Secondo il Vaticano, quel papa sarebbe morto d'infarto; ma per quale motivo sarebbe improvvisamente morto d'infarto, se Giovanni Paolo I era sano come un pesce e non aveva mai avuto sintomi legati all'infarto? Purgatori fornisce una chiave di lettura completamente diversa dalla storiella dell'infarto: ha scoperto che, nel settembre del 1978, Pecorelli aveva personalmente consegnato al papa la lista del clero massone. Il papa aveva risposto manifestando l'intenzione sia di fare piazza pulita dei massoni infiltrati, sia di fare pulizia nello IOR. Ebbene, qualche giorno dopo, il papa è addirittura morto! Ma è morto, o è stato fatto morire? E perché è morto proprio dopo essere venuto a conoscenza della lista?
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Qui sotto, vi consigliamo di guardare l'interessante sintesi degli interventi dei giornalisti Andrea Purgatori ed Emiliano Fittipaldi sulla sepoltura del boss De Pedis nella basilica di proprietà del Vaticano; è la stessa da cui è scomparsa Emanuela Orlandi: anche questa è solo una coincidenza?
Emanuela Orlandi è scomparsa proprio di fronte alla Basilica di Sant'Apollinare, dove poi è stato sepolto De Pedis. Ricordiamo che, in seguito, il Vaticano ha processato pure lo scomodo Fittipaldi usando altri pretesti, ma ha fatto un buco nell'acqua. Purgatori, scomparso nel 2023, è stato vittima di vari boicottaggi da parte del Vaticano. Per la verità, è stato boicottato anche dalla LUMSA, che guarda caso non l'ha mai invitato, e anzi lo definisce uno "sceneggiatore" anziché un giornalista.
Importanti domande al cardinale Giovanni Lajolo riguardanti le denunce e il rapimento di Emanuela Orlandi
Cardinale Giovanni Lajolo, in qualità di rappresentante legale della setta massonica della LUMSA, sei consapevole di denunciare, al giorno d'oggi, comuni cittadini presi a caso? Per quale motivo ti scagli contro persone che non conosci, riguardo storie inventate di cui non hai esperienza diretta? Nella vita non hai niente di meglio da fare che perseguitare chi chiede il rispetto della legalità? Vergognati, se mai conosci il significato della vergogna.
Giovanni Lajolo, puoi spiegarci perché, nonostante le denunce che fai a casaccio spinto dalla sete di denaro della tua setta, non ti sei mai presentato da nessuna parte per dire qualcosa — anche a tua difesa, se non c'entri nulla — sulla vicenda gravissima della povera Emanuela? Denunci comuni cittadini ma non denunci chi ha partecipato al rapimento di Emanuela Orlandi? Considerando il ruolo ricoperto all'epoca, prima come presidente del Consiglio degli affari pubblici della Santa Sede e poi come Amministratore del patrimonio della Sede apostolica poi, il tuo contributo potrebbe essere molto importante. Nessuno ti accusa di essere coinvolto nel rapimento; potresti, per esempio, semplicemente dire "Sono assolutamente certo dell'estraneità, rispetto al rapimento di Emanuela Orlandi, dei conti bancari di Enrico De Pedis presso lo IOR e delle eventuali ritorsioni per la mancata restituzione delle ingenti somme di denaro depositate". Perché ti rifiuti di dirlo? Sarebbe utile smentire anche le voci su Emanuela Orlandi come figlia del papa, o, peggio, incinta del papa durante festini in cui si commettevano abusi su minori.
Per inciso, a differenza tua e dell'ondivago papa Bergoglio, noi continuiamo a impegnarci affinché Emanuela Orlandi venga ritrovata viva, senza arrenderci all'idea di una sua morte causata dall'omertà di questi figuri e dei loro predecessori. Bergoglio ha detto a Pietro Orlandi: «Emanuela è volata in cielo»; se il papa è sicuro di ciò che afferma, perché non fornisce spiegazioni per chiarire la vicenda invece di liquidarla con un semplice commento laconico?
Vuoi portarti i segreti nella tomba, come ha fatto l'ex parroco della chiesa della Santissima Trinità di Potenza? Non solo ha sempre taciuto sull'omicidio di Elisa Claps — occultandone perfino il cadavere nel sottotetto della chiesa stessa — ma ha facilitato l'attività criminale di Danilo Restivo, il serial killer ora rinchiuso a vita in un carcere inglese di massima sicurezza, dove sta scontando l'ergastolo per altri efferati omicidi. «Non si preoccupi: lei non uscirà mai di prigione», disse a Restivo il giudice inglese che lo condannò al carcere duro. Questo giudice è un esempio di vera santità, diversamente da chi, in Italia, continua a tacere di fronte a reati gravissimi e sfoga le sue frustrazioni omertose su persone innocenti e ignare.
L'anziano massone Giovanni Lajolo cerca di convincerci della morte di Emanuela Orlandi, sebbene il corpo della povera Emanuela non sia mai stato ritrovato. Attendiamo risposte, sia da Giovanni Lajolo sia dai suoi collaboratori, tra cui il losco Roberto Zannotti, sempre attivo nel coprire le ormai note truffe della LUMSA, ma vergognosamente silenzioso quando si tratta di parlare del caso Orlandi.
Il promotore di giustizia vaticano Diddi tiene nascosto il dossier Orlandi
Apprendiamo dal Corriere della sera che, per la prima volta, il promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi, noto per essere stato l'avvocato di personaggi non proprio raccomandabili come Buzzi e Tarantini, ha parlato di un dossier segreto in Vaticano riguardante il rapimento di Emanuela Orlandi. La notizia è sorprendente, poiché, per molti anni, il Vaticano ha sempre negato l'esistenza di questo dossier.
Se il mondo in cui viviamo fosse popolato da persone oneste, il dossier sarebbe stato già consegnato alla Commissione bicamerale d'inchiesta sul caso Orlandi-Gregori, poiché le informazioni in esso contenute sono preziosissime. Ma Diddi mette subito le mani avanti e ricomincia con il consueto ostruzionismo: "il Papa mi ha consigliato riserbo" e "il contenuto è riservato". In passato, riferendosi alla nascita della Commissione parlamentare d'inchiesta, Diddi si era perfino lamentato per questa "ingerenza dello Stato italiano". Oggi parla di "spettacolarizzazione delle vicende giudiziarie", senza capire — o forse facendo finta di non capire — che qui non si vuole spettacolarizzare un bel niente, ma anzi si vuole chiarire in maniera ordinata e precisa le motivazioni alla base di una torbida vicenda ormai insabbiata da troppo tempo negli ambienti vaticani.
Pertanto, il Vaticano continua a non essere collaborativo. "Non ci sono limiti temporali alle indagini", ci ricorda Diddi. In effetti, lo stato della Città del Vaticano non impone un termine temporale alle indagini giudiziarie. Di conseguenza, le vicende scomode possono restare insabbiate per decenni, perché "tanto non c'è fretta, non scadono mica". Tutto ciò è vergognoso.
Citazioni che fanno riflettere sul caso di Emanuela Orlandi
Non smetteremo mai di cercare mia sorella
Lo dice Pietro Orlandi, fratello di Emanuela Orlandi e coordinatore del comitato per il ritrovamento di Emanuela.
Il silenzio li ha resi complici
È una frase di Jorge Mario Bergoglio — che però sta pure lui zitto — successivamente portata all'attenzione mediatica da Pietro Orlandi. Per approfondimenti, vedere il video qui sopra.
Non dire falsa testimonianza
È un comandamento biblico (Es 20,16) ignorato dal sopracitato cardinale massone Giovanni Lajolo.
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